CHIARIMENTI SULLA QUESTIONE DI DOLGYAL/SHUGDEN

Alla luce delle recenti dimostrazioni di protesta contro i suggerimenti di Sua Santità il Dalai Lama relativi all’adorazione di Dolgyal (Shugden), siamo felici di avere l’opportunità di chiarire gli effettivi termini del problema.

Sua Santità non ha promulgato alcun divieto relativo al culto di Dolgyal (Shugden). Nonostante Sua Santità l’abbia sconsigliata, ci sono individui e monasteri che continuano a praticare questa adorazione e nessuno impedisce loro di farlo. Se i dimostranti fossero onesti, dovrebbero ammettere questa palese verità. Sua Santità ha unicamente chiesto a quanti continuano a praticare Dolgyal (Shugden) di non partecipare ai Suoi insegnamenti religiosi perché tali insegnamenti presuppongono un legame di mutua fiducia tra maestro e discepolo ed è evidente che in questo caso tale legame non ci sarebbe.   

La decisione relativa all’adorazione di Dolgyal (Shugden) è stata presa da Sua Santità dopo una approfondita analisi durata diversi anni. Alla fine ha stabilito che il legame con questo spirito stava portando a una degenerazione degli insegnamenti del Buddha, a conflitti tra le diverse tradizioni buddhiste del Tibet e a divisioni all’interno della società tibetana. Anzitutto, i seguaci di Dolgyal sono portati a dare più attenzione a questo spirito che non al Buddha e, in secondo luogo, le attitudini minacciose e settarie legate a questa pratica creano molteplici contrasti da un punto di vista sociale.

 

 

In gioventù, come ha pubblicamente ammesso, anche Sua Santità è stato tra i praticanti di Dolgyal (Shugden), in gran parte a causa dell’incompleta conoscenza dell’argomento, e quindi parla sulla base della propria esperienza personale. Studiando gli scritti dei precedenti Dalai Lama e di altri insigni maestri buddhisti tibetani, Sua Santità ha compreso che l’adorazione di Dolgyal (Shugden) è stata fortemente disapprovata in passato e che continuare a praticarla oggi farebbe molto più male che bene. Le sue conclusioni si basano dunque su numerosi esempi tratti da testi e su precisi eventi storici. Sua Santità ha abbandonato questa pratica nel 1975 e di conseguenza ha consigliato ai suoi discepoli di fare altrettanto.

La maggioranza dei tibetani ha seguito il consiglio di Sua Santità. Nel contesto tibetano, l’adorazione di Dolgyal (Shugden) è associata a un’atmosfera di paura, intimidazione e castigo unita a un diffuso settarismo. Tutto questo è sfociato in una effettiva violenza come nel caso dell’assassinio di un rinomato maestro buddhista e di suoi due allievi, avvenuto a Dharamsala il 4 febbraio 1997. La polizia indiana ha identificato in alcuni seguaci di Dolgyal (Shugden) gli autori del crimine e l’Interpol ha spiccato un mandato di arresto internazionale nei confronti di queste persone.

Sua Santità ha affermato apertamente e in modo chiaro che, in quanto leader buddhista che ha particolarmente a cuore il popolo tibetano e i praticanti buddhisti del Tibet, ha la responsabilità morale di denunciare l’adorazione di Dolgyal (Shugden). Nel medesimo tempo ha chiarito senza ombra di dubbio che seguire o meno il suo consiglio è una questione che esclusivamente attiene alla decisione personale di ogni individuo.

L’Amministrazione Centrale Tibetana a Dharamsala ha più volte ricordato che non esiste alcuna discriminazione istituzionale nei confronti di alcun rifugiato tibetano sulla base dei suoi personali convincimenti religiosi. Per quanto riguarda l’ammissione agli istituti scolastici, l’accesso ai gradi superiori di istruzione, la concessione dei documenti relativi ai permessi per recarsi all’estero o l’accesso agli ospizi, non vi è alcuna discriminazione basata sul fatto che una persona sia o meno un seguace di Dolgyal (Shugden). Organizzazioni come Amnesty International, e India’s National Human Rights Commission, non hanno riscontrato alcun motivo che renda necessario un loro intervento violazione dei diritti umani.

 

Nella comunità tibetana in esilio non vi è alcuna restrizione della libertà religiosa né viene impedito, a quanti lo vogliono, di adorare Dolgyal (Shugden). I monaci che hanno scelto di continuare ad adorare Dolgyal (Shugden), si sono dissociati dal monastero di provenienza e sono liberi di aprire nuovi centri religiosi.

Sarebbe quindi interessante sapere quali sono i veri motivi che si trovano dietro questa campagna di dimostrazioni contro Sua Santità il Dalai Lama.

Tuttavia, fonti attendibili riferiscono che i seguaci di Shugden sono finanziati e aiutati da ambienti stranieri. Il loro scopo è quello di destabilizzare la comunità tibetana e sabotare il tentativo di Sua Santità il Dalai Lama di promuovere i valori umani e l’armonia inter-religiosa sia all’interno della stessa comunità tibetana sia nel mondo intero.